Voglio creare un’utopia, un sogno di un futuro con una società fraterna, con una nuova razza di uomini”. 
Pavel Klushantsev
Pavel Klushantsev è nato in Russia nel 1910 a San Pietroburgo, ed è morto nella stessa città ottantanove anni dopo, nel 1999. Klushantsev ha dato un grande contributo al genere della fantascienza sovietica legata al tema delle esplorazioni spaziali, non solo attraverso i suoi memorabili film ma anche tramite i suoi racconti scritti per bambini. La sua fama è legata soprattutto ai suoi visionari film di science fiction e ai suoi documentari scientifici, in cui si è rivelato maestro insuperato di trucchi fotografici ed effetti speciali. Registi del calibro di Stanley Kubrick (autore di ‘2001: odissea nello spazio’) e di George Lucas (autore di ‘Guerre stellari’), o il celebre creatore di effetti speciali Robert Skotak (premio Oscar per ‘Terminator 2’), hanno provato una profonda ammirazione e riconosciuto il proprio debito nei confronti di Klushantsev. Non è pertanto per caso che il film del regista sovietico ‘Il pianeta delle tempeste’ del 1962, sia incluso nel piano di studio delle scuole di cinema statunitensi, come una dimostrazione delle grandiose possibilità creative del lavoro del regista attraverso la macchina fotografica.




Un’immagine di Pavel Klushantsev

Il ‘Pianeta delle tempeste’ rappresentò il culmine di una carriera cominciata più di trent’anni prima presso l’istituto tecnico di fotografia di Leningrado, dove Klushantsev ebbe modo di studiare meccanica, ottica, elettronica e chimica, per ottenere il diploma nel 1930. Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale Klushantsev avrebbe lavorato presso gli studi Belgoskino e Lenfilm della sua città natale. Durante la guerra, sopravvissuto al tremendo assedio nazista della città, divenne operatore e produttore presso lo studio Sibtekhfilm, con lo scopo di creare pellicole per l’addestramento militare e la propaganda.
Dopo la Grande Guerra Patriottica, riprese il suo lavoro come regista e operatore presso lo studio cinematografico sovietico Lennauchfilm, sempre a Leningrado. Fu in questo studio che, dieci anni in avanti rispetto al lancio del primo satellite artificiale attorno alla Terra da parte dell’URSS (lo Sputnik), cominciò a sprigionarsi e a trovare concretizzazione l’interesse di Klushantsev per i temi scientifici e di fantascienza legati al cosmo e all’esplorazione spaziale.
Nel 1947 cominciò realizzando il documentario didattico ‘Meteore’. Nel 1951 produsse il film ‘L’Universo’, un racconto informativo sulla struttura del sistema solare, le sue caratteristiche, i corpi celesti e la loro interazione reciproca, realizzato in collaborazione con Nikolay Leshchenko; in questa pellicola, insieme a rigorosi fatti scientifici,  cominciarono a trovare spazio frammenti di speculazione fantascientifica sul destino dell’uomo nel cosmo.
Elementi di science fiction che nel 1957 – lo stesso anno del lancio dello Sputnik – trovarono piena attuazione nel film ‘In viaggio verso le stelle’, dove un visionario Klushantsev previde tutto quello che sarebbe accaduto nella corsa allo spazio: dalle passeggiate cosmiche degli astronauti alle stazioni spaziali, fino all’atterraggio sui corpi celesti. Tutte le scene della pellicola sono permeate da un appassionato sentimento cosmista per le straordinarie prospettive dell’era spaziale umana; non è un caso che tutta la prima parte del film sia dedicata alla vita e alle teorie del grande scienziato e cosmista Konstantin Tsiolkovsky (1). ‘In viaggio verso le stelle’, cavalcando l’eccitazione popolare per il lancio dello Sputnik,ebbe un grande successo in URSS, conquistando importanti riconoscimenti ai festival di Mosca e Belgrado.




Copertina del ‘Il Pianeta delle tempeste’

Nel 1962 Klushantsev avrebbe prodotto il sopraccitato film ‘Il pianeta delle tempeste’, una storia di esplorazione spaziale ricca di avventure e colpi di scena, all’avanguardia negli effetti speciali, nella fotografia subacquea, nella rappresentazione delle creature mostruose come dei paesaggi planetari e nella creazione di “John”, il robot umanoide fino all’ultimo fedele amico degli astronauti nelle loro peripezie sul pianeta Venere. Il film fu un grande successo internazionale, sarebbe uscito in ventotto paesi venendo riprodotto e manipolato anche da Hollywood in due differenti versioni.
Pochi anni dopo Klushantsev si sarebbe messo al lavoro per completare la propria trilogia planetaria con la realizzazione di altri grandi film dedicati alla ‘Luna’ (1965) e a ‘Marte’ (1968), in cui divulgazione scientifica e fantascienza coesisteranno alla perfezione come nella pellicola ‘In viaggio verso le stelle’. In entrambi i film, il rigore dei dati scientifici popolarmente spiegati si unisce alla fantasia del regista: la Luna e Marte vengono così colonizzati dall’uomo e sulla loro superficie, ora finalmente addomesticata dagli astronauti, sorgono nuove futuristiche città tecnologicamente avanzate, rampe di lancio per nuovi pianeti e mete lontane. Per Klushantsev la conquista di questi mondi è solo una tappa nel processo di esplorazione e conquista dello spazio che attende la specie umana; spinto dalla sua sete di conoscenza, l’uomo s’inoltrerà oltre i confini del sistema solare, fino agli sterminati spazi galattici della Via Lattea e poi ancora oltre. Ambedue i film si chiudono con scene suggestive e altamente simboliche.




Una delle scene conclusive di ‘Luna’

Nel primo, accompagnato da una struggente colonna sonora, viene rappresentata una famiglia di astronauti – padre, madre e bambino – sulla Luna mentre osservano gioiosi i nuovi insediamenti lunari, mentre il film si chiude con un’invocazione a Tsiolkovsky, padre della missilistica sovietica e della filosofia cosmista.
Il secondo, ‘Marte’, termina invece con l’immagine di un eroico astronauta che, accompagnato dal suo cane in tuta spaziale, rivolge il suo sguardo al sorgere del sole all’orizzonte del ‘pianeta rosso’, contemplando le nuove sfide e le avventure dell’infinita odissea cosmica umana.




La scena finale di ‘Marte

Un profondo senso di ottimismo e fiducia nelle potenzialità cosmiche dell’uomo permea anche l’ultimo lavoro cinematografico di Klushantsev, ‘Vedo la Terra’, del 1970. Il film, molto critico nei confronti del saccheggio e dell’inquinamento ambientale capitalista, si chiude con l’immagine della Terra vista dallo spazio, con una voce fuori campo che sembra richiamare alcune delle considerazioni del filosofo cosmista Nikolaj Fëdorov: “Una nuova scienza, la geografia cosmica, sta nascendo. Con il suo aiuto, la gente potrà conoscere tutte le risorse naturali del pianeta, ed usarle razionalmente. Essi saranno in grado di rendere innocue le calamità naturali e persino di usarle a proprio vantaggio. Avrà termine il barbaro inquinamento dell’ambiente. Ciò richiederà la realizzazione di progetti che vadano oltre i confini nazionali. Con sforzi comuni, la gente proteggerà e abbellirà la nostra cara Terra. Di questo dobbiamo avere fiducia!”.
Nel 1970 Klushantsev avrebbe ricevuto il titolo di ‘Artista emerito’ dell’URSS e nel 1972 si sarebbe ritirato dalla professione di regista per dedicarsi esclusivamente alla scrittura di libri di divulgazione scientifica per bambini sui temi dell’astronomia e della scienza aerospaziale, unendo – come aveva fatto in tutti i suoi film – fantascienza e dati tecnico-scientifici, avvalendosi del contributo di grandi illustratori e disegnatori come E.B. Voichvillo e Y.N. Kiselyov. ‘Cosa ci dice il telescopio?’ sarebbe stato uno dei suoi libri più popolari.
Tutti questi testi sono dedicati al cosmo, alle prospettive dell’esplorazione dell’uomo nello spazio (dal sistema solare alla galassia) e a un possibile contatto con civiltà extraterrestri. Molti bambini sovietici sarebbero cresciuti in compagnia di questi racconti, ricevendone intense impressioni; non pochi di loro avrebbero imboccato la strada della scienza, dell’astronomia, dell’ingegneria astronautica e missilistica grazie alle emozioni suscitate da quelle storie.




Le copertine di alcuni dei libri scritti per i bambini da Pavel Klushantsev

Negli scritti di Klushantsev emergono con forza la stessa fiducia e lo stesso ottimismo cosmico che permeano le sue pellicole. Così, per esempio, finisce il libro ‘La casa in orbita’ del 1975: “Forse alcuni di voi ragazzi, che oggi hanno dieci anni, in futuro lavoreranno sulle stazioni orbitali! Le stazioni saranno varie e riempiranno lo spazio vicino alla Terra. Saranno collegate l’una all’altra, e si creerà un’isola intera galleggiante nel cielo. Lì vivranno e lavoreranno migliaia di persone. Specchi giganti rifletteranno i raggi del sole, e la luce della stazione coprirà le città della Terra durante la notte.  Le stazioni avranno migliaia di turisti che vorranno guardare il nostro pianeta dall’alto.
Ci sarà una casa di cura in assenza di peso per il trattamento dei pazienti malati. Ci saranno enormi fabbriche che produrranno materiali ‘ultraterreni’. Ci saranno siti di lancio per voli verso altri pianeti. Ci saranno osservatori astronomici per studiare l’universo, istituti di ricerca e laboratori sperimentali. Ci saranno tutti i servizi che abbiamo già visto: meteorologici, geologici e geografici, servizi agricoli, e molto, molto altro ancora. Ci sarà un servizio di controllo per la protezione della natura e per il rispetto degli accordi internazionali sulla Terra.
L’esplorazione dello spazio aiuta lo sviluppo della scienza e della tecnologia nel mondo. Questo perché gli uomini nello spazio fanno delle scoperte più importanti di quanto non avrebbero fatto sulla Terra.  Tutte le invenzioni più interessanti che si sono fatte dall’inizio della corsa allo spazio, si sono poi rivelate molto utili negli affari terreni.
L’esplorazione dello spazio è anche molto importante perché porta con sé la promozione e l’integrazione delle persone nella famiglia della razza umana terrestre. Dopotutto, nello spazio, che piaccia o no, è necessario lavorare insieme per risolvere le sfide globali, complesse ed universali.
E infine, lo spazio è romantico. L’uomo si nutre di sentimenti forti, altrimenti soffoca e s’intorpidisce nel vecchio e famigliare mondo conosciuto. L’uomo ha bisogno di rischio, di ricerca, di esplorazione di nuovi mondi, della scoperta dei segreti.
L’uomo non si ferma mai.
Una volta ha detto il grande Tsiolkovsky: ‘L’umanità non rimarrà per sempre sulla Terra, ma nella ricerca della luce e dello spazio, in un primo momento penetrerà timidamente oltre l’atmosfera, ma poi conquisterà l’intero sistema solare’.
Il futuro è nelle vostre mani ragazzi!”
 (2)
Un testamento filosofico, più che un semplice libro per adolescenti, si può considerare il libro, scritto nel 1981, ‘Siamo soli nell’universo?’, che condensa il pensiero del regista sovietico. (3). Una visione del mondo che si era comunque palesata in modo inequivocabile nella sua produzione cinematografica e, in particolare, nel suo film più importante, il sopraccitato  ‘In viaggio verso le stelle’ del 1957.

In viaggio verso le stelle

Il film ‘In viaggio verso le stelle’ mi dimostra che ho fatto la cosa giusta: bisogna immaginarsi il futuro, gli uomini devono essere in grado di vedere che la vita può essere cambiata radicalmente”. Pavel Klushantsev


In viaggio verso le stelle’ è stato uno dei film con gli effetti speciali più sorprendenti nella storia del cinema. L’esattezza scientifica della raffigurazione dei corpi in assenza di peso, la costruzione delle navi spaziali in orbita terrestre, la stazione spaziale rotante e il viaggio del razzo sulla Luna, sono stati la punta di diamante degli effetti visivi del loro tempo.
Klushantsev iniziò a lavorare sulla sua pellicola a colori a Leningrado, nel 1954. Il suo obiettivo era di spiegare e rappresentare realisticamente l’avvento dell’era delle esplorazioni spaziali e tratteggiarne gli scenari futuri. Risaliva al lontano 1936, con ‘Viaggio cosmico’ di Vasili Zhuravlev, che all’epoca si avvalse della consulenza di Tsiolkovsky, il primo film sovietico in bianco e nero che aveva cercato di trattare il tema dei viaggi interplanetari e delle esplorazioni spaziali. Per l’accuratezza tecnica del suo film Klushantsev si sarebbe avvalso del concorso dei migliori diplomati degli istituti tecnici sovietici di aeronautica, di scienziati d’industrie specializzate e dell’osservatorio di Poulkovo, fino alla speciale consulenza di Michail Klavdijevič Tichonravov.
Prima di questo film, i lavori di Klushantsev erano stati di divulgazione scientifica in senso stretto, ma ‘In viaggio verso le stelle’ diventa un film-documentario ibrido che mescola rigorosi dati scientifici e tecnici con la forza della fantasia e dell’immaginazione del regista, acquisendo una forza attrattiva e suggestiva unica.
Il film si apre, mentre la Terra è osservata dallo spazio e scorrono rappresentazioni della millenaria storia dell’uomo sul pianeta, con la seguente introduzione: “Il cammino della conoscenza sul pianeta Terra non è mai stato facile per l’uomo. Fin dall’inizio, l’uomo è sempre stato attirato dai posti inesplorati, e posseduto da questa vocazione, ha fatto sempre nuove scoperte. Nonostante i pericoli, si è lanciato in grandi spedizioni lontane, ha conquistato il Polo, si è elevato sopra alle nuvole, ed è sceso negli abissi. Sormontando incredibili difficoltà, ha trovato il sentiero che conduce nei luoghi più nascosti della natura ed è penetrato nel cuore della cellula vivente e all’interno dell’atomo. Egli cerca di scoprire i segreti dell’universo e di capire se stesso. Tuttavia, l’uomo non aveva mai lasciato il suo pianeta! Ed ecco giunto il momento in cui l’uomo sta per uscire dalla porta di casa. L’uomo è diventato adulto! ‘Il nostro pianeta è la culla dell’umanità, ma non si può rimanere nella culla per sempre’, ha scritto Tsiolkovsky. Il nostro film è consacrato all’avventura dell’uomo nel cosmo. E così si comincia con la storia di Konstantin Tsiolkovsky, questo grande ed umile scienziato”.
All’inizio del film vengono pertanto ricostruite le tappe principali della scienza missilistica, partendo dal fondamentale lavoro teorico di Tsiolkovsky (interpretato da G.I. Soloviev) e della sua attività come professore presso la cittadina russa di Kaluga. Così come Tsiolkovsky cercava di spiegare in maniera semplice ai suoi studenti le sue conoscenze scientifiche e di trasmettergli l’entusiasmo della prospettiva delle esplorazioni spaziali, così nel film vengono spiegate in modo chiaro e semplice agli spettatori quei basilari concetti scientifici che portarono il professore di Kaluga alla geniale intuizione del razzo multistadio. Per Tsiolkovsky il razzo era il veicolo più idoneo per raggiungere una velocità che permettesse di sfuggire alla forza di gravità terrestre portando l’uomo nel cosmo, consentendogli di effettuare i viaggi interplanetari. Studi ed intuizioni tecnico-scientifiche che Tsiolkovsky avrebbe pubblicato nel 1903 nel libro: ‘L’esplorazione dello spazio cosmico per mezzo di dispositivi a reazione’.




Un’immagine tratta dal film ‘In viaggio verso le stelle’ raffigurante Tsiolkovsky

Il film prosegue mostrando come, dopo un lungo periodo in cui fu ignorato, il lavoro di Tsiolkovsky ebbe finalmente eco in tutto il mondo. “Voi avete acceso un fuoco, e noi non lo lasceremo morire, ma compieremo ogni sforzo per far sì che il più grande sogno dell’umanità si avveri”, così Hermann Oberth, noto scienziato tedesco e ricercatore della propulsione a reazione, scriverà a Tsiolkovsky alla fine degli anni ‘20. Ovunque fu d’allora profuso un lavoro entusiasta e disinteressato per far avanzare la tecnica missilistica. Alcuni di questi pionieri avrebbero sacrificato tempo, denaro e in certi casi anche la vita. Max Valier per esempio, il campione del volo interplanetario, ebbe un incidente mortale mentre faceva esperimenti con combustibili liquidi. Anche Reinhold Tiling, ingegnere tedesco, morì nel suo laboratorio mentre stava sperimentando. Il 16 marzo del 1926 Robert Goddard lanciò il primo razzo a propellente liquido negli USA. Il 18 agosto 1933, grazie ai lavori dell’ingegnere russo-tedesco Fridrich Z. Tsander, fu lanciato il primo razzo sovietico a propellente liquido, il  Gird – 09. Tsander sarebbe stato il membro fondatore del GIRD (Gruppo per l’investigazione dei dispositivi a reazione) di Mosca. Questa corsa spaziale avrebbe avuto un primo clamoroso successo con il lancio, il 4 ottobre del 1957 in URSS, di un satellite artificiale in orbita attorno alla Terra.
Con il lancio dello Sputnik termina anche la prima parte didattica del film, dedicata alla storia della missilistica, e si conclude con una frase di Tsiolkovsky: “All’inizio c’è necessariamente un’idea, una fantasia, una fiaba, e poi vengono i calcoli scientifici; alla fine l’esecuzione corona il pensiero”, frase che da il via alla seconda parte della pellicola, dove è appunto l’immaginazione fantascientifica di Klushantsev ad acquistare particolare rilevanza.




Un’immagine tratta dal film ‘In viaggio verso le stelle’, raffigurante un’astronauta al lavoro nella costruzione della stazione spaziale

Per risolvere il problema dell’assenza di gravità, la stazione è costruita a forma di un anello che gira costantemente su se stesso. A bordo si trovano una stazione meteorologica, un osservatorio astronomico, un laboratorio in cui i fisici possono fare gli esperimenti, una serra in cui i biologi studiano il comportamento delle piante. Altri specialisti invece controllano il movimento degli iceberg sulla Terra, altri ritrasmettono le immagini televisive in giro per tutto il globo, altri studiano i raggi cosmici.




Un’immagine tratta dal film ‘In viaggio verso le stelle’, raffigurante la stazione spaziale e la navicella per lo sbarco sulla Luna

Sulla stazione viene infine assemblato il razzo che dovrà portare i primi uomini sulla Luna. Arriva finalmente il momento in cui la navicella, con due astronauti a bordo, si stacca per la missione lunare. Gli scienziati della stazione osservano con emozione il momento in cui la navicella accende i motori per dirigersi verso la Luna; una voce fuori campo, mentre la telecamera si sposta su un quadro raffigurante Tsiolkovsky e scorrono illustrazioni sulle future conquiste spaziali dell’uomo, afferma: “L’immaginazione di scienziati ed artisti è sempre in anticipo rispetto alla realtà. Le prime persone stanno volando sulla Luna, ma i sogni dei coraggiosi conquistatori del cosmo sono molto più avanti della loro nave spaziale. La Luna sarà conquistata. Saranno costruite delle città e degli osservatori, e delle miniere renderanno possibile produrre combustibile per le navi spaziali. La Luna diventerà una base per la conquista di tutto il sistema solare. Sui corpi celesti lontani troveremo le risposte a migliaia di domande che ci riguardano nel mondo. Il misterioso Marte amplierà la nostra conoscenza della capacità di adattamento di tutte le cose viventi. Venere, avvolto nelle nuvole, ci rivelerà il mistero dell’origine della vita. Gli anelli di Saturno ci racconteranno la meravigliosa storia della nascita e della morte dei pianeti. Ora questo è solo un sogno, ma siamo certi che diventerà realtà”.
Seguono spettacolari sequenze dell’atterraggio sulla Luna della navicella spaziale, mentre un membro dell’equipaggio scende lungo la scala e lascia la prima impronta sulla superficie lunare. Raggiunto dal secondo astronauta, entrambi sono sopraffatti dalla gioia della conquista e dalla meraviglia del paesaggio, finché il film si conclude, pochi istanti dopo, con un’altra citazione di Tsiolkovsky: ‘L’impossibile di oggi sarà possibile domani’.
Una chiusura simbolica e altamente suggestiva come per gli altri finali dei film  ‘Luna’ e ‘Marte’.

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La sua produzione cinematografica e i suoi libri per bambini - entrambi così poco conosciuti in Italia - le sue straordinarie abilità tecniche e artistiche consacrate al cosmo e all’odissea umana nell’universo, il suo entusiasmo per la scienza, per l’esplorazione spaziale e i viaggi interplanetari, la sua fervida immaginazione, la sua passione divulgatrice e l’ottimismo con il quale guardava al futuro cosmico dell’uomo (pur non risparmiando serrate critiche alla conduzione capitalistica della Terra), fanno di Pavel Klushantsev il vate sovietico dell’era spaziale, il “Carl Sagan” dell’URSS, degno compatriota dei grandi cosmisti russi come Konstantin Tsiolkovsky, Nikolaj Fëdorov e Vladimir Vernadsky.

Michele Franceschelli


Note: