11 agosto 2013
Intervista di S&P a Mohamed Ahmed del Partito Nasseriano Unito
Stato e Potenza ha intervistato l’egiziano Dr. Mohamed Sayed Ahmed, segretario per gli affari politici del Partito Nasseriano Unito; il partito, anche se non ancora ufficialmente legalizzato, raccoglie sotto il suo ombrello quattro partiti d’ispirazione nasseriana: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico, il Partito della Dignità (Al-Karama) che è stato fondato dall’ex candidato alle elezioni presidenziali Hamdeen Sabahi, il Partito della Conciliazione Nazionale (Al-Wefaq) e il Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
Il Dr. Mohamed Sayed Ahmed è inoltre segretario generale della Coalizione Nazionale Araba Indipendente. Accademico presso l’Accademia di El Shorouk al Cairo, il Dr. Mohamed Sayed Ahmed ha scritto numerosi libri, i più recenti dei quali trattano dell’aggressione imperialista alla Repubblica Araba di Siria: citiamo, tra gli altri, “La guerra universale contro la Siria”, “Le differenze tra la battaglia in Egitto e Siria”, “Chi disturba la sicurezza della Siria?” e “Il tradimento di Faisal, Aljazeera e Qatar”.
Stato e Potenza ringrazia per la fondamentale opera di traduzione Rustam Chehayed e Iyad Khuder.
Intervista a cura di Michele Franceschelli.
Stato e Potenza ha intervistato l’egiziano Dr. Mohamed Sayed Ahmed, segretario per gli affari politici del Partito Nasseriano Unito; il partito, anche se non ancora ufficialmente legalizzato, raccoglie sotto il suo ombrello quattro partiti d’ispirazione nasseriana: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico, il Partito della Dignità (Al-Karama) che è stato fondato dall’ex candidato alle elezioni presidenziali Hamdeen Sabahi, il Partito della Conciliazione Nazionale (Al-Wefaq) e il Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
Il Dr. Mohamed Sayed Ahmed è inoltre segretario generale della Coalizione Nazionale Araba Indipendente. Accademico presso l’Accademia di El Shorouk al Cairo, il Dr. Mohamed Sayed Ahmed ha scritto numerosi libri, i più recenti dei quali trattano dell’aggressione imperialista alla Repubblica Araba di Siria: citiamo, tra gli altri, “La guerra universale contro la Siria”, “Le differenze tra la battaglia in Egitto e Siria”, “Chi disturba la sicurezza della Siria?” e “Il tradimento di Faisal, Aljazeera e Qatar”.
Stato e Potenza ringrazia per la fondamentale opera di traduzione Rustam Chehayed e Iyad Khuder.
Intervista a cura di Michele Franceschelli.
1) Gentile Dr. Mohamed Sayed Ahmed, la ringraziamo per averci concesso questa intervista. Dall’Italia è difficile capire cosa sta succedendo in Egitto. Ci potete descrivere la situazione politica in corso nel vostro paese e i suoi protagonisti?
Anch’io vi ringrazio per la stima e per avermi dato l’opportunità di esporre all’opinione pubblica italiana interessata alla verità quello che sta succedendo in Egitto.
Per quello che riguarda l’attuale scena politica in Egitto: la rivoluzione del 25 Gennaio 2011 è stata fatta inizialmente per mano dei giovani, tutte le altre forze civili e le masse popolari si sono aggregate in seguito. Dopo la cacciata di Mubarak, mancava però una leadership tra quegli stessi giovani che avevano fatto la rivoluzione. Per questo motivo sono state le forze politiche organizzate a presiedere la scena. “I Fratelli Musulmani” (gli Ikhuan) hanno fatto un accordo con il consiglio militare, che ha amministrato il paese durante il periodo di transizione con gli statunitensi e i sionisti di “Israele”. Così, hanno potuto imporre una road map che ha portato alle elezioni parlamentari e poi presidenziali, prima che fosse preparata una nuova costituzione. Questo ha permesso ai Fratelli Musulmani di vincere le elezioni perchè erano il gruppo politico più pronto ed organizzato a quel tempo.
Dopo che il loro candidato è arrivato al potere, gli Ikhuan hanno modificato la legge e la costituzione, sfidando il potere giuridico, hanno provato a sostituire la polizia e l’esercito con esponenti del loro partito, per dominare nelle istituzioni governative, senza soddisfare le esigenze vitali del popolo. Per queste ragioni è stato formato, da tutte le forze politiche civili e democratiche che si sono compattate per confrontarsi con il nuovo regime islamico che era al governo, il Fronte di Salvezza Nazionale d’Egitto. Ma il regime al potere ha rifiutato le richieste di riforme.
Quando la crisi si è aggravata la gioventù, che era alla radice della rivoluzione del 25 Gennaio, è tornata di nuovo sulla scena politica ed ha dato il via ad una nuova campagna di protesta organizzata da un movimento che si chiamava Tamarrod (“ribellione”) con l’obiettivo di raccogliere 15 milioni di firme per ritirare la fiducia al Presidente, il quale aveva vinto con solo 13 milioni di voti.
Il 30 Giugno 2013 era previsto il termine della campagna per la raccolta delle firme per spodestare il presidente in carica. Ma gli organizzatori hanno dichiarato di aver raccolto 22 milioni di firme una settimana prima della scadenza.
Così i rappresentanti della gioventù hanno chiesto elezioni presidenziali anticipate ma, a seguito del rifiuto del presidente, hanno chiesto all’esercito di mediare. Il Ministero della Difesa diede una settimana per risolvere la questione oltre a chiedere di evitare lo spargimento di sangue. Ma, come in precedenza, il presidente rifiutò le richieste. Così, il 30 giugno, il popolo sì è radunato nelle piazze. Secondo le stime delle agenzie straniere il numero dei manifestanti scesi in piazza è stato di 33 milioni; la più grande manifestazione della storia. Il Ministero della Difesa ha lasciato passare altre 48 ore prima di intervenire.
Il 3 Luglio fu fatto l’ultimo richiamo al dialogo a tutte le forze politiche, incluso i rappresentanti della gioventù dalla campagna di Tamarrod. Tutti si sono presentati tranne gli Ikhuan, i “I Fratelli Musulmani”. Dopo questo fatto, il Ministero della Difesa, con l’appoggio di tutte le altre forze popolari e i rappresentanti religiosi, insieme con Al-Azhar (che è l’istituzione accademica più alta per i Musulmani) e la Chiesa Copta, ha stabilito una road map che prevedeva di sciogliere la costituzione e il parlamento (Majles al Shoura), isolare il presidente attuale e nominare il presidente della Corte Costituzionale Suprema come presidente temporaneo del paese, creare un governo di salvezza nazionale, modificare la costituzione tramite una commissione tecnica prima di far un referendum popolare perchè fosse approvata, infine elezioni parlamentari seguite da nuove elezioni presidenziali.
I pro-Ikhuan e pro-Morsi hanno dato il via a dei sit-in nelle due piazze di Rabia Al-Adauia al Cairo e Nahda a Giza, rimanendoci fino ad ora, ricorrendo alla violenza e minacciando con il terrorismo. Hanno attaccato la Guardia Repubblicana e altri numerosi luoghi, sopratutto nel Sinai, dove ci sono milizie alleate agli Ikhuan e ai gruppi jihadisti. L’esercito del paese si è confrontato con forza con questi gruppi di Fratelli Musulmani. Ci sono stati diversi tentativi di mediazione nazionali e internazionali ma i Fratelli Musulmani insistono sul ritorno del loro presidente, mentre la nuova amministrazione insiste a completare la road map che il popolo ha chiesto il 30 Giugno.
Quanto alle affermazioni dei Fratelli Musulmani (Ikhwan) che parlano di un colpo di stato militare, questo non è un colpo di stato, ma una vera rivoluzione popolare schierata con il suo esercito, esattamente come successe nella rivoluzione del 25 Gennaio 2011.
Le principali forze sulla scena sono: le forze politiche civili, rappresentate dal Fronte di Salvezza Nazionale che ha nominato provvisoriamente presidente del paese El-Baradei e alcuni membri che sono nel nuovo governo; la seconda forza sulla scena è la gioventù dalla campagna di Tamarrod; l’esercito è la terza forza che sta dietro alle altre, con la leadership rappresentata da al-Sisi e la sua popolarità senza precedenti, che non ha preso parte al governo del paese, e che non ha intenzione di farlo ora, ma che continuerà a giocare un ruolo attivo; sicuramente, rimane anche “l’islam politico”, che continuerà a giocare un suo ruolo, sebbene abbia perso l’autorità.
Anch’io vi ringrazio per la stima e per avermi dato l’opportunità di esporre all’opinione pubblica italiana interessata alla verità quello che sta succedendo in Egitto.
Per quello che riguarda l’attuale scena politica in Egitto: la rivoluzione del 25 Gennaio 2011 è stata fatta inizialmente per mano dei giovani, tutte le altre forze civili e le masse popolari si sono aggregate in seguito. Dopo la cacciata di Mubarak, mancava però una leadership tra quegli stessi giovani che avevano fatto la rivoluzione. Per questo motivo sono state le forze politiche organizzate a presiedere la scena. “I Fratelli Musulmani” (gli Ikhuan) hanno fatto un accordo con il consiglio militare, che ha amministrato il paese durante il periodo di transizione con gli statunitensi e i sionisti di “Israele”. Così, hanno potuto imporre una road map che ha portato alle elezioni parlamentari e poi presidenziali, prima che fosse preparata una nuova costituzione. Questo ha permesso ai Fratelli Musulmani di vincere le elezioni perchè erano il gruppo politico più pronto ed organizzato a quel tempo.
Dopo che il loro candidato è arrivato al potere, gli Ikhuan hanno modificato la legge e la costituzione, sfidando il potere giuridico, hanno provato a sostituire la polizia e l’esercito con esponenti del loro partito, per dominare nelle istituzioni governative, senza soddisfare le esigenze vitali del popolo. Per queste ragioni è stato formato, da tutte le forze politiche civili e democratiche che si sono compattate per confrontarsi con il nuovo regime islamico che era al governo, il Fronte di Salvezza Nazionale d’Egitto. Ma il regime al potere ha rifiutato le richieste di riforme.
Quando la crisi si è aggravata la gioventù, che era alla radice della rivoluzione del 25 Gennaio, è tornata di nuovo sulla scena politica ed ha dato il via ad una nuova campagna di protesta organizzata da un movimento che si chiamava Tamarrod (“ribellione”) con l’obiettivo di raccogliere 15 milioni di firme per ritirare la fiducia al Presidente, il quale aveva vinto con solo 13 milioni di voti.
Il 30 Giugno 2013 era previsto il termine della campagna per la raccolta delle firme per spodestare il presidente in carica. Ma gli organizzatori hanno dichiarato di aver raccolto 22 milioni di firme una settimana prima della scadenza.
Così i rappresentanti della gioventù hanno chiesto elezioni presidenziali anticipate ma, a seguito del rifiuto del presidente, hanno chiesto all’esercito di mediare. Il Ministero della Difesa diede una settimana per risolvere la questione oltre a chiedere di evitare lo spargimento di sangue. Ma, come in precedenza, il presidente rifiutò le richieste. Così, il 30 giugno, il popolo sì è radunato nelle piazze. Secondo le stime delle agenzie straniere il numero dei manifestanti scesi in piazza è stato di 33 milioni; la più grande manifestazione della storia. Il Ministero della Difesa ha lasciato passare altre 48 ore prima di intervenire.
Il 3 Luglio fu fatto l’ultimo richiamo al dialogo a tutte le forze politiche, incluso i rappresentanti della gioventù dalla campagna di Tamarrod. Tutti si sono presentati tranne gli Ikhuan, i “I Fratelli Musulmani”. Dopo questo fatto, il Ministero della Difesa, con l’appoggio di tutte le altre forze popolari e i rappresentanti religiosi, insieme con Al-Azhar (che è l’istituzione accademica più alta per i Musulmani) e la Chiesa Copta, ha stabilito una road map che prevedeva di sciogliere la costituzione e il parlamento (Majles al Shoura), isolare il presidente attuale e nominare il presidente della Corte Costituzionale Suprema come presidente temporaneo del paese, creare un governo di salvezza nazionale, modificare la costituzione tramite una commissione tecnica prima di far un referendum popolare perchè fosse approvata, infine elezioni parlamentari seguite da nuove elezioni presidenziali.
I pro-Ikhuan e pro-Morsi hanno dato il via a dei sit-in nelle due piazze di Rabia Al-Adauia al Cairo e Nahda a Giza, rimanendoci fino ad ora, ricorrendo alla violenza e minacciando con il terrorismo. Hanno attaccato la Guardia Repubblicana e altri numerosi luoghi, sopratutto nel Sinai, dove ci sono milizie alleate agli Ikhuan e ai gruppi jihadisti. L’esercito del paese si è confrontato con forza con questi gruppi di Fratelli Musulmani. Ci sono stati diversi tentativi di mediazione nazionali e internazionali ma i Fratelli Musulmani insistono sul ritorno del loro presidente, mentre la nuova amministrazione insiste a completare la road map che il popolo ha chiesto il 30 Giugno.
Quanto alle affermazioni dei Fratelli Musulmani (Ikhwan) che parlano di un colpo di stato militare, questo non è un colpo di stato, ma una vera rivoluzione popolare schierata con il suo esercito, esattamente come successe nella rivoluzione del 25 Gennaio 2011.
Le principali forze sulla scena sono: le forze politiche civili, rappresentate dal Fronte di Salvezza Nazionale che ha nominato provvisoriamente presidente del paese El-Baradei e alcuni membri che sono nel nuovo governo; la seconda forza sulla scena è la gioventù dalla campagna di Tamarrod; l’esercito è la terza forza che sta dietro alle altre, con la leadership rappresentata da al-Sisi e la sua popolarità senza precedenti, che non ha preso parte al governo del paese, e che non ha intenzione di farlo ora, ma che continuerà a giocare un ruolo attivo; sicuramente, rimane anche “l’islam politico”, che continuerà a giocare un suo ruolo, sebbene abbia perso l’autorità.
2) Come si pone il vostro partito, il Partito Nasseriano Unito, di fronte a questa situazione politica?
Innanzitutto bisogna sottolineare che il Partito Nasseriano Unito non è, fino a questo momento, un partito ufficiale ma in costruzione, l’insieme dovuto alla fusione di quattro partiti nasseriani: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico (che è il partito madre), il Partito della Dignità, il Partito della Conciliazione Nazionale e Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
Per quanto riguarda le nostre posizioni, siamo presenti con i nostri rappresentanti all’interno del Fronte Nazionale di Salvezza d’Egitto e del movimento giovanile Tamarrod. Vorrei inoltre sottolineare come i leader e i giovani del movimento Tamarrod sono tutti nasseriani provenienti dai quattro partiti sopracitati.
Noi abbiamo fermato il progetto politico dei Fratelli Musulmani esattamente come fu fatto in precedenza con Mubarak, perchè sono due facce della stessa medaglia. Anche se questo può sembrarvi strano, dovete sapere che entrambi sono marionette nelle mani del capitalismo controllato dagli USA e dai sionisti.
Innanzitutto bisogna sottolineare che il Partito Nasseriano Unito non è, fino a questo momento, un partito ufficiale ma in costruzione, l’insieme dovuto alla fusione di quattro partiti nasseriani: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico (che è il partito madre), il Partito della Dignità, il Partito della Conciliazione Nazionale e Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
Per quanto riguarda le nostre posizioni, siamo presenti con i nostri rappresentanti all’interno del Fronte Nazionale di Salvezza d’Egitto e del movimento giovanile Tamarrod. Vorrei inoltre sottolineare come i leader e i giovani del movimento Tamarrod sono tutti nasseriani provenienti dai quattro partiti sopracitati.
Noi abbiamo fermato il progetto politico dei Fratelli Musulmani esattamente come fu fatto in precedenza con Mubarak, perchè sono due facce della stessa medaglia. Anche se questo può sembrarvi strano, dovete sapere che entrambi sono marionette nelle mani del capitalismo controllato dagli USA e dai sionisti.
3) Che rapporti ci sono tra il vostro partito e il Fronte di Salvezza Nazionale di Hamdeen Sabahi e Mohamed El-Baradei?
Noi siamo membri e fondatori del Fronte di Salvezza Nazionale, e abbiamo proposto di formare questo Fronte per confrontarci con la dittatura dei Fratelli Musulmani. Hamdeen Sabahi, che è il leader del Partito Nasseriano Unito, è il nostro rappresentante all’interno del Fronte, dove ci sono altri diversi e numerosi membri di alto livello del nostro partito. La corrente più numerosa all’interno del Fronte di Salvezza Nazionale è quella dei membri del Partito Nasseriano Unito.
Noi siamo a favore della road map che è stata proposta, e che propone la costruzione di un nuovo Egitto democratico che porterà la società egiziana ad essere indipendente e sovrana, e ad avere uno sviluppo reale nel paese, portandolo ad un livello di vita accessibile, di pari opportunità e giustizia sociale.
Noi siamo membri e fondatori del Fronte di Salvezza Nazionale, e abbiamo proposto di formare questo Fronte per confrontarci con la dittatura dei Fratelli Musulmani. Hamdeen Sabahi, che è il leader del Partito Nasseriano Unito, è il nostro rappresentante all’interno del Fronte, dove ci sono altri diversi e numerosi membri di alto livello del nostro partito. La corrente più numerosa all’interno del Fronte di Salvezza Nazionale è quella dei membri del Partito Nasseriano Unito.
Noi siamo a favore della road map che è stata proposta, e che propone la costruzione di un nuovo Egitto democratico che porterà la società egiziana ad essere indipendente e sovrana, e ad avere uno sviluppo reale nel paese, portandolo ad un livello di vita accessibile, di pari opportunità e giustizia sociale.
4) Qual è la linea politica del vostro partito in politica interna ed in politica estera? Mantenete la stessa visione socialista, laica, panaraba e antimperialista di Gamal Abdel Nasser? Avete rapporti con altri movimenti e organizzazioni a livello internazionale?
Assolutamente, il nostro progetto politico si ispira alla politica del leader eterno Gamal Abdel Nasser, che vede nel socialismo, nella laicità dello stato e nel panarabismo la soluzione ottimale per l’indipendenza e la cooperazione economica tra i paesi arabi. Questa politica tende a sviluppare la giustizia sociale che produce la dignità umana nel cittadino arabo. Il nostro progetto è di stampo nazionalista e panarabo, e di resistenza al progetto imperialista americano e sionista che mira a sgretolare la nostra patria e a rubare le nostre risorse. Per confrontarci con questo progetto imperialista dobbiamo prima confrontarci con i reazionari e i traditori, servi arabi dell’agenda imperialista che uccidono i sogni d’indipendenza e unità del popolo arabo.
Sfortunatamente non abbiamo rapporti con organizzazioni internazionali, ma ci piacerebbe attivarli come Partito Nasseriano Unito.
Assolutamente, il nostro progetto politico si ispira alla politica del leader eterno Gamal Abdel Nasser, che vede nel socialismo, nella laicità dello stato e nel panarabismo la soluzione ottimale per l’indipendenza e la cooperazione economica tra i paesi arabi. Questa politica tende a sviluppare la giustizia sociale che produce la dignità umana nel cittadino arabo. Il nostro progetto è di stampo nazionalista e panarabo, e di resistenza al progetto imperialista americano e sionista che mira a sgretolare la nostra patria e a rubare le nostre risorse. Per confrontarci con questo progetto imperialista dobbiamo prima confrontarci con i reazionari e i traditori, servi arabi dell’agenda imperialista che uccidono i sogni d’indipendenza e unità del popolo arabo.
Sfortunatamente non abbiamo rapporti con organizzazioni internazionali, ma ci piacerebbe attivarli come Partito Nasseriano Unito.
5) Quali sono i problemi più urgenti da risolvere in Egitto secondo il vostro punto di vista?
In primo luogo riportare il paese in sicurezza, perchè si è creato il caos e una situazione di assenza di autorità nelle strade, dove sono presenti persone in possesso di armi non autorizzate, oltre all’aumento del livello delinquenziale e la presenza di gruppi terroristici in comune accordo con l’ideologia dei Fratelli Musulmani che erano al governo.
La seconda priorità è la situazione economica del paese, visto il drammatico calo del tasso di crescita e l’aumento della povertà, dove secondo le statistiche ufficiali ha raggiunto il 25% mentre, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha raggiunto il 44% e non il 25%; e il livello di povertà influisce senza alcun dubbio sulla sicurezza civile.
In primo luogo riportare il paese in sicurezza, perchè si è creato il caos e una situazione di assenza di autorità nelle strade, dove sono presenti persone in possesso di armi non autorizzate, oltre all’aumento del livello delinquenziale e la presenza di gruppi terroristici in comune accordo con l’ideologia dei Fratelli Musulmani che erano al governo.
La seconda priorità è la situazione economica del paese, visto il drammatico calo del tasso di crescita e l’aumento della povertà, dove secondo le statistiche ufficiali ha raggiunto il 25% mentre, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha raggiunto il 44% e non il 25%; e il livello di povertà influisce senza alcun dubbio sulla sicurezza civile.
6) Come si è posto il vostro partito di fronte ai tumulti del 2011 che sono stati chiamati “Primavera araba”, e che hanno coinvolto paesi come Egitto, Tunisia, Libia e Siria?
Noi eravamo presenti tra le file dei contestatori contro Mubarak, eravamo consapevoli della rivolta popolare, ma avevamo anche la consapevolezza dell’ingerenza di mani esterne per deviare la “primavera araba” in conformità ai propri interessi. Queste mani esterne sono gli Usa e i sionisti, per questo siamo stati i primi a condannare l’ingerenza della Nato contro la Libia e i primi a difendere la Siria contro la cospirazione sionista e statunitense, a sostenere la Siria e il progetto nazionalista panarabo resistente.
Abbiamo denunciato, all’interno del nostro giornale di partito “Al-Arabi”, la cospirazione ai danni della Siria dedicandole grande spazio nella rubrica intitolata “Qui damasco dal Cairo”; inoltre abbiamo mandato i nostri delegati, sia politici che mediatici, per consolidare i rapporti con la Siria; abbiamo formato il Fronte Popolare di Difesa della Siria Resistente.
Per quello che mi riguarda, sono molto onorato di avere potuto fare parte delle delegazioni che hanno visitato la Siria, oltre dieci volte durante questa crisi. Abbiamo avuto l’onore di incontrare il presidente siriano in qualità di rappresentanti del popolo egiziano in sostegno alla Siria.
Posso confermare che questa presunta “primavera araba” si è trasformata in una primavera statunitense e sionista per eccellenza.
Noi eravamo presenti tra le file dei contestatori contro Mubarak, eravamo consapevoli della rivolta popolare, ma avevamo anche la consapevolezza dell’ingerenza di mani esterne per deviare la “primavera araba” in conformità ai propri interessi. Queste mani esterne sono gli Usa e i sionisti, per questo siamo stati i primi a condannare l’ingerenza della Nato contro la Libia e i primi a difendere la Siria contro la cospirazione sionista e statunitense, a sostenere la Siria e il progetto nazionalista panarabo resistente.
Abbiamo denunciato, all’interno del nostro giornale di partito “Al-Arabi”, la cospirazione ai danni della Siria dedicandole grande spazio nella rubrica intitolata “Qui damasco dal Cairo”; inoltre abbiamo mandato i nostri delegati, sia politici che mediatici, per consolidare i rapporti con la Siria; abbiamo formato il Fronte Popolare di Difesa della Siria Resistente.
Per quello che mi riguarda, sono molto onorato di avere potuto fare parte delle delegazioni che hanno visitato la Siria, oltre dieci volte durante questa crisi. Abbiamo avuto l’onore di incontrare il presidente siriano in qualità di rappresentanti del popolo egiziano in sostegno alla Siria.
Posso confermare che questa presunta “primavera araba” si è trasformata in una primavera statunitense e sionista per eccellenza.
7) Come giudicate il ruolo svolto dall’Italia e dall’Europa nel Mar Mediterraneo negli ultimi anni? Che cosa vorreste dall’Italia?
Francamente crediamo che il ruolo italiano, ed europeo in generale, nella zona mediterranea non sia stato positivo, perchè avete in qualche modo cercato di approfittare della situazione, al fine di mettere in pratica quello che era previsto dal progetto statunitense e sionista, che nel lungo termine sarà contro gli interessi della popolazione mediterranea.
Ci piacerebbe che l’Italia fosse più autonoma nelle decisioni future e che supportasse i popoli che vogliono liberarsi dal dominio mondiale imperialista, specialmente prendendo in considerazione la presenza dei paesi e le forze emergenti come la Russia, la Cina, l’India, il Brasile e il Sudafrica, che formano il cosiddetto gruppo dei paesi Brics.
Francamente crediamo che il ruolo italiano, ed europeo in generale, nella zona mediterranea non sia stato positivo, perchè avete in qualche modo cercato di approfittare della situazione, al fine di mettere in pratica quello che era previsto dal progetto statunitense e sionista, che nel lungo termine sarà contro gli interessi della popolazione mediterranea.
Ci piacerebbe che l’Italia fosse più autonoma nelle decisioni future e che supportasse i popoli che vogliono liberarsi dal dominio mondiale imperialista, specialmente prendendo in considerazione la presenza dei paesi e le forze emergenti come la Russia, la Cina, l’India, il Brasile e il Sudafrica, che formano il cosiddetto gruppo dei paesi Brics.
8) In particolare, nella “primavera araba”, cosa pensa il vostro partito di quello che è successo e sta succedendo in Siria?
Quello che succede in Siria è una cospirazione ai danni del “cuore del panarabismo” (citazione di Gamal Abdel Nasser), perchè è l’unico stato arabo che ha accolto e supportato la resistenza contro il progetto sionista e ha mantenuto il progetto nazionalista panarabo. La Siria è un paese che è riuscito a ricavare da mangiare da quello che ha seminato, ha vestito quello che ha cucito, è riuscita a realizzare un modello di autosufficienza al 90%, non ha mai avuto debito pubblico, non ha obbedito al diktat statunitense oltre ad avere preservato la sua forza militare per difendere il paese dalla minaccia sionista. Inoltre è riuscita a costruire alleanze strategiche con la Russia, la Cina e l’Iran… Per tutte queste ragioni stanno tentando di distruggere la Siria, per cancellare l’asse della resistenza e il progetto panarabo che è un ostacolo ai sogni israeliani.
Tutte le carte sono state giocate dai nemici della Siria, che hanno iniziato con una presunta rivoluzione, la propaganda mediatica menzognera, tramite le organizzazioni nazionali e internazionali come la Lega Araba e le Nazioni Unite, i finanziamenti dai paesi del Golfo e sopratutto dall’Arabia Saudita e dal Qatar, l’indottrinamento e l’istigazione all’odio settario.
Dopo il fallimento di tutti questi tentativi di ingerenza negli affari interni siriani, hanno usato la carta del terrorismo attraverso l’infiltrazione di terroristi e armi attraverso la Turchia, il Libano e la Giordania. In questo momento le maschere sono cadute e i cospiratori ai danni della Siria sono venuti allo scoperto. Sarà impossibile che il loro terrorismo prevalga sul “cuore del nostro panarabismo”.
Per noi la Siria è la parte settentrionale della Repubblica Araba Unita (RAU) di cui l’Egitto è la parte meridionale.
Noi eravamo una delle due stelle della bandiera della RAU (quando Siria e Egitto rappresentavano un solo stato), bandiera che la Siria ha mantenuto tutt’oggi. Al tempo di Nasser, la Repubblica Araba Unita disponeva di tre eserciti, il primo era siriano e gli altri due egiziani.
Continuiamo a sognare nell’unione e speriamo che possa realizzarsi presto, quando l’Egitto tornerà al panarabismo che la Siria ha mantenuto.
Quello che succede in Siria è una cospirazione ai danni del “cuore del panarabismo” (citazione di Gamal Abdel Nasser), perchè è l’unico stato arabo che ha accolto e supportato la resistenza contro il progetto sionista e ha mantenuto il progetto nazionalista panarabo. La Siria è un paese che è riuscito a ricavare da mangiare da quello che ha seminato, ha vestito quello che ha cucito, è riuscita a realizzare un modello di autosufficienza al 90%, non ha mai avuto debito pubblico, non ha obbedito al diktat statunitense oltre ad avere preservato la sua forza militare per difendere il paese dalla minaccia sionista. Inoltre è riuscita a costruire alleanze strategiche con la Russia, la Cina e l’Iran… Per tutte queste ragioni stanno tentando di distruggere la Siria, per cancellare l’asse della resistenza e il progetto panarabo che è un ostacolo ai sogni israeliani.
Tutte le carte sono state giocate dai nemici della Siria, che hanno iniziato con una presunta rivoluzione, la propaganda mediatica menzognera, tramite le organizzazioni nazionali e internazionali come la Lega Araba e le Nazioni Unite, i finanziamenti dai paesi del Golfo e sopratutto dall’Arabia Saudita e dal Qatar, l’indottrinamento e l’istigazione all’odio settario.
Dopo il fallimento di tutti questi tentativi di ingerenza negli affari interni siriani, hanno usato la carta del terrorismo attraverso l’infiltrazione di terroristi e armi attraverso la Turchia, il Libano e la Giordania. In questo momento le maschere sono cadute e i cospiratori ai danni della Siria sono venuti allo scoperto. Sarà impossibile che il loro terrorismo prevalga sul “cuore del nostro panarabismo”.
Per noi la Siria è la parte settentrionale della Repubblica Araba Unita (RAU) di cui l’Egitto è la parte meridionale.
Noi eravamo una delle due stelle della bandiera della RAU (quando Siria e Egitto rappresentavano un solo stato), bandiera che la Siria ha mantenuto tutt’oggi. Al tempo di Nasser, la Repubblica Araba Unita disponeva di tre eserciti, il primo era siriano e gli altri due egiziani.
Continuiamo a sognare nell’unione e speriamo che possa realizzarsi presto, quando l’Egitto tornerà al panarabismo che la Siria ha mantenuto.
Articolo originariamente pubblicato sul giornale on-line 'Stato e Potenza'