Il vice
Primo Ministro russo Dmitry Rogozin, che nel governo di Mosca sovrintende alla
difesa e all’industria aerospaziale e aeronautica, ha ieri messo in dubbio,
rilanciando le sue perplessità su Twitter e Facebook, la versione ufficiale
fornita dal governo statunitense sui fatti accaduti l’11 settembre, in particolare
sull’esplosione avvenuta al Pentagono, che fu formalmente attribuita allo
schianto di un areo.
Rogozin si
chiede retoricamente: “Potete inviarmi qualche immagine di uno degli aerei
dirottati l’11 settemb re e che si sono schiantati sul Pentagono? C’erano
centinaia di telecamere là. Mandatemi almeno un’immagine, per favore!”. Per poi
aggiungere: “Siamo pronti ad aiutare gli americani con la nostra esperienza, se
c’è un oggetto di ricerca”.
L’11
settembre fu un’immane tragedia che ebbe delle ripercussioni mondiali, fu una
“nuova Pearl Harbour” che servì da pretesto agli USA e ai neocons per lanciare
la loro Global War on Terror (si veda in proposito il documentario realizzato
da Luogo Comune: Il Nuovo Secolo Americano).
Un’immane
tragedia dalle ripercussioni globali la cui versione ufficiale ha sempre
suscitato, non solo negli ambienti cosiddetti complottisti, dubbi e
perplessità: quella di Rogozin, dettata probabilmente anche dalle fortissime
tensioni in corso in Ucraina tra USA e Russia, è solo l’ultima e la più
clamorosa in ordine di tempo.
Michele Franceschelli
Articolo originariamente
pubblicato sul giornale on-line 'Stato e Potenza'