sabato 30 agosto 2014

Che l'anniversario del 30 agosto serva a svegliare gli italiani





30 agosto 2014

Da “Giornata dell’Amicizia italo-libica” a “Giorno dell’Infamia” di cui l’Italia sconta sempre di più le dolorose conseguenze.



Era il 30 agosto del 2008 quando Silvio Berlusconi, a Bengasi, siglava con Muammar Gheddafi un “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione” tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista. Un Trattato capace di imprimere un ulteriore salto di qualità ai già saldi rapporti tra i due paesi, verso un vero e proprio partenariato. La cooperazione tra le due nazioni veniva rinforzata in campo culturale e scientifico, economico e industriale, energetico, della difesa, della non proliferazione e del disarmo. La collaborazione si sarebbe concretata in piccoli e grandi progetti affidati ad imprese italiane con fondi gestiti direttamente dall’Italia per un valore di 5 miliardi di dollari americani permettendo alle nostre aziende di radicarsi ancora di più in terra libica, porta d’accesso per il Medio Oriente e l’Africa subsahariana. Particolare importanza era poi riposta nella lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina con una serie di efficaci iniziative congiunte. Agli articoli 3 e 4 s’imponeva inoltre ai contraenti di non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza con la clausola del divieto di compiere atti ostili in partenza dai rispettivi territori. Il Trattato stabiliva infine che il 30 agosto, anniversario della firma, fosse proclamato “Giornata dell’Amicizia italo-libica”, un modo simbolico per suggellare la definitiva riappacificazione del popolo libico con l’Italia.

Ma il 30 agosto non sarà certo ricordato in questo modo, ma passerà alla storia come la “Giornata dell’infamia e del tradimento” dell’Italia alla Libia. Difatti una casta politica a 360° asservita a Washington e a Londra (Sarkozy non è stato altro che un neocon con passaporto francese)(1) decise, nel marzo del 2011, di far partecipare l’Italia ad una campagna militare di aggressione contro uno stato laico e socialista come quello di Muammar Gheddafi solo per adempiere alle esigenze geostrategiche atlantiche, sostenendo i terroristi islamici, facendo carta straccia del Trattato e degli impegni poco prima assunti e gettando alle ortiche le enormi opportunità geo-economiche che le si aprivano in Libia dopo la firma del 2008. Una guerra criminale, con centinaia di vittime civili a causa dei bombardamenti della NATO e catastrofica per l’Italia: la “nuova Libia” post-gheddafiana sarebbe diventata una “nuova Somalia” nel Mediterraneo, alle porte di casa, un paese in preda alla guerra civile, focolaio del terrorismo islamico e centro d’irradiazione dell’immigrazione clandestina. Il 30 Agosto è diventata quindi la “Giornata dell’infamia e del tradimento” del ceto politico italiano non solo contro la Libia di Muammar Gheddafi, ma anche contro tutto il popolo della nostra nazione.

Quello stesso ceto politico che - uniformemente da destra a sinistra - ha condotto l’Italia in quella disastrosa guerra per soddisfare alle esigenze di Washington e che all’epoca la giustificò con le peggiori menzogne e che siede ancora impunito, davanti all’evidenza dei risultati catastrofici di quell’intervento, nei più alti scranni del potere, non solo non intende chiedere scusa al popolo italiano ma continua a tradirlo e a mentirgli persistendo nell’ignobile e autolesionistica strada della soggezione agli Stati Uniti d’America, come si è visto in Siria e in Ucraina, giustificandola con ridicole quanto patetiche argomentazioni che servono solo a nascondere il proprio servilismo, la propria meschinità e il proprio tradimento.

Ma il popolo italiano non dimentica e, soprattutto, non tutto è perduto! Il 30 agosto può infatti essere anche una data di simbolica riscossa per la nostra nazione! Era infatti il 30 agosto del 2011 (2), nel pieno dell’assalto islamista di Tripoli e dei bombardamenti NATO sulla Libia, quando scesero in piazza davanti alla Farnesina, unici in Italia, un centinaio di persone per sostenere la resistenza di Gheddafi e per condannare la criminale, autolesionistica e traditrice partecipazione italiana alla guerra. Sfidando il silenzio assordante di un ceto politico e massmediatico in blocco schierato con i bombardieri della NATO, uomini e donne brandivano i tricolori italiani e le bandiere verdi della Giamahiria, rilanciando così simbolicamente la solidarietà alle forze laiche e socialiste del Colonello Gheddafi contro i terroristi insieme alla battaglia di liberazione nazionale dall’occupante statunitense.

Da quella dimostrazione che allora accertò che esisteva un’Italia non lobotomizzata, non servile, ancora capace di ribellarsi per la libertà e la giustizia, sorsero dei movimenti il cui scopo prioritario  è rilanciare la battaglia di liberazione nazionale dall’occupante statunitense insieme alla solidarietà alle forze laiche e socialiste arabe che ancora resistono alle trame angloamericane e al terrorismo islamico.

Dobbiamo pretendere che la nostra nazione si faccia promotrice di un sostegno attivo – diplomatico, militare, politico ed economico - alle forze laiche, socialiste e progressiste presenti nel Mediterraneo, da Bashar al-Assad ad Abd al-Fattah al-Sisi, dalla resistenza gheddafiana (esigendo e lavorando per la liberazione di Saif al-Islam Gaddafi e Abdullah Senussi, anche in sinergia con Aisha Gheddafi e sostenendo militarmente la resistenza verde nel paese) a Abdelaziz Bouteflika fino ad Abu Mazen, insieme ad un’azione incisiva volta ad estromettere dalla nostra nazione e dall’area mediterranea tutte le forze d’occupazione sia di Washington che di Londra, foriere di un’ormai sempre più evidente e interessata instabilità geopolitica dalle ripercussioni catastrofiche per l’Italia. Solo così si potranno creare le condizioni per fermare l’avanzata del terrorismo islamico e dell’invasione migratoria, e per ripristinare un clima favorevole allo sviluppo e al progresso tecnico-scientifico della nostra economia, costituita da quelle centinaia di piccole e medie imprese naturalmente portate ad espandersi sulle coste del Mediterraneo e invece oggi in preda alla morsa di una crisi da cui il nostro ceto politico è impossibilitato a liberarle proprio per la sua strutturale soggezione ai padroni euro-atlantici.

Un imprescindibile alleato in questa battaglia titanica è la Russia di Vladimir Putin, da sempre amica dei regimi laici, socialisti e progressisti del Mediterraneo e senza ambiguità e con continuità schierata contro il terrorismo islamico, al contrario degli statunitensi che ammiccano volentieri agli jihadisti ogniqualvolta tornino utili contro i propri nemici di turno. Anche per questo bisogna schierarsi a fianco delle popolazioni russofone d’Ucraina e della resistenza delle Repubblica della Novorossia, ed esigere l’immediata rimozione delle sanzioni economiche - volute dagli Stati Uniti e a cui ha supinamente aderito il nostro paese - contro la Russia, perché Mosca è l’unico alleato affidabile e di lungo periodo con cui l’Italia può spegnere quelle fiamme che stanno divampando sulla sponda sud del Mar Mediterraneo e che sempre più stanno intaccando la nostra nazione, con effetti devastanti. Ma i padroni statunitensi non permetteranno mai all’Italia di instaurare un qualsiasi partenariato serio e di lungo periodo (politico-militare, oltreché economico) con la Russia.

Per questo  gli italiani devono svegliarsi e lottare, come prima istanza, per liberarsi dall’occupante USA; come ci ha insegnato il   Colonello Gheddafi infatti, le condizioni per un reale sviluppo economico e per la giustizia sociale si possono verificare solo se si conquista la sovranità della propria nazione dall’occupante straniero: una sovranità da riprendersi con la lotta e la determinazione propri di chi crede nella giustezza delle proprie analisi e nella forza dei propri ideali, di quel senso di libertà e dell’onore, di internazionalismo, di giustizia sociale e di sviluppo tecnico-scientifico di cui i patrioti italiani dovrebbero fare la propria bandiera di civiltà e progresso.

Michele Franceschelli


Articolo originariamente pubblicato sul sito di "Socialismo Patriottico"



Libia Ad un anno dall'infamia от rutube_account_767566 на Rutube.

Note:
1. Vedi anche, per esempio: George Bush and 'Sarko the American' stage Paris love-in e, direi abbastanza significativo, questo: http://www.breitbart.com/national-security/2015/08/25/son-of-former-french-president-sarkozy-proud-to-be-american-but-not-french/
2. Vedi: https://30agosto2011.wordpress.com e https://rutube.ru/video/016a334c82d3d2948de05e6752b5f418/?pl_id=767566&pl_type=user