E’ stato John Kleeves ad aver spiegato chiaramente nel suo libro I divi di stato – Il controllo politico su Hollywood (Il Settimo Sigillo, 1999), l’enorme meccanismo propagandistico che sta dietro ad Hollywood, attraverso l’Agenzia federale USIA, l’United States Information Agency che “ha il compito di diffondere all’estero l’immagine che si vuole degli Stati Uniti, proprio quella della Retorica di Stato all’unico e solo scopo di mascherare la vera politica estera del paese” (1). Strumento di questa propaganda sono non solo i film che vengono sfornati quotidianamente da Hollywood e che invadono l’Europa e l’Italia, senza trovare alcuna seria resistenza/concorrenza a causa del servilismo del ceto politico italiano/europeo che ha accettato la totale dominazione statunitense anche in quest’altro campo strategico (dopo aver già abdicato in campo militare, nell’intelligence, nell’high-tech, nell’informatica, nel campo finanziario/monetario, etc), ennesima prova dell’attuale miseria e inconsistenza della nostra nazione e del nostro continente che ha lasciato e lascia morire il proprio cinema, quando dovrebbe invece essere considerato come uno strumento fondamentale non solo di soft-power per l’estero, ma anche e soprattutto per plasmare e alimentare una visione, un senso di appartenenza e una coscienza collettiva nazionale ed europea; e quanto grande ed entusiasmante sarebbe questo compito per le nuove generazioni del nostro continente!
Ma come dicevamo i nostri politicanti sono troppo meschini per farsi carico di questa ed altre sfide di liberazione nazionale/continentale e così la cinematografia statunitense continua a dominare incontrastata; la propaganda USA fa ricorso non solo, ovviamente, ai film di Hollywood ma utilizza sapientemente, a 360°, anche le azioni e la vita degli attori e delle “stelle del cinema”. Lasciamo ancora la parola a John Kleeves: “Ma il pubblico, sia interno che internazionale, più che Hollywood conosce i divi di Hollywood, i grandi attori e attrici. Sono loro ad attirare l’attenzione, sono loro i più importanti. L’USIA lo sa. Tramite la sua potentissima influenza essa cerca di impedire che giunga al vertice un elemento del quale non sia appurato l’orientamento politico; al contrario, aiuta ad ottenere copioni chi con i suoi film precedenti e con le sue dichiarazioni ha reso pubblico omaggio alla Retorica di Stato, compatibilmente con le esigenze di cassetta dei produttori, che pure sono forti. (…) Ma al divo di Hollywood, per diventare tale e per restarlo, si chiede di regola più che la mancanza di manifestazioni ostili o Un-American, si chiede la partecipazione attiva alla propaganda di Stato, con i suoi film e anche a livello personale. (…) In poche parole, i divi di Hollywood non sono dei bravi attori che col loro onesto lavoro hanno raggiunto una meritata fama, o non sono solo quello. Sono da considerare dei funzionari, dei funzionari semi-governativi, perché intrecciano in modo indissolubile il loro lavoro “civile” con precisi compiti di propaganda governativa. Essi sono dei Divi di Stato” (2).
Se si tiene presente quanto fin qui detto, si capisce che la presenza costante e martellante, da un decennio a questa parte, di George Clooney in Italia e sui mass-media italiani non sia casuale ma rientra all’interno di una strategia governativa propagandistica specificatamente rivolta al nostro paese.
Dagli acquisti delle ville sul Lago di Como, al fidanzamento di qualche anno fa con la Canalis, dalle pubblicità con i marchi Martini e Nespresso, fino al matrimonio a Venezia celebrato da Walter Veltroni, il tutto sincronizzato con un’assillante copertura mediatica mirante a rendere famigliare ed empaticamente partecipe il popolo italiano alle avventure, alla vita personale e alle prese di posizione di quel “Divo di Stato” che nello stesso tempo si fa paladino della bontà della politica estera statunitense diventando l’icona dello stato-fantoccio del Sud-Sudan (3) e cofondatore del Satellite Sentinel Project (4), che diviene membro di uno dei più importanti think-thank della politica estera USA come il Council on Foreign Relations (5), che rilascia video-messaggi a sostegno delle proteste a Kiev contro Yanukovich (6) e si esprime a sostegno alla candidatura di Hillary Clinton nel 2016 (7)…
Quel “Divo di Stato” che è ahinoi toccato all’Italia e che non si toglierà dai piedi con la sua putrida propaganda almeno fino a quando una forza sovranista e di liberazione non dia il benservito a lui e ai suoi compari che occupano la nostra nazione e il nostro continente con il loro cinema e i loro programmi televisivi, con le loro aziende informatiche e di alta tecnologia, con le loro banche e i loro derivati, con la loro corruzione e i loro ricatti, con le loro spie e con le loro centinaia di migliaia di soldati armati.
Michele Franceschelli
Michele Franceschelli
NOTE:
(1) Da John Kleeves, “I divi di Stato”
(2) Idem
(3) Per esempio: George Clooney arrestato dopo la protesta, l’attore contro il presidente del Sudan
(4) Satellite Sentinel Project
(5) George Clooney aderisce al CFR
(6) Clooney agli ucraini: “Sono dalla parte dei manifestanti”
(7) George Clooney Supports Hillary Clinton in 2016
(1) Da John Kleeves, “I divi di Stato”
(2) Idem
(3) Per esempio: George Clooney arrestato dopo la protesta, l’attore contro il presidente del Sudan
(4) Satellite Sentinel Project
(5) George Clooney aderisce al CFR
(6) Clooney agli ucraini: “Sono dalla parte dei manifestanti”
(7) George Clooney Supports Hillary Clinton in 2016
Articolo originariamente pubblicato sul giornale on-line 'Stato e Potenza'