Per Kuzmanovic, una cartina di tornasole di questo stato di soggezione è rappresentato dal “caso” degli F-35. Così scrive: “L’Italia si sta dotando di aerei da combattimento, fino a 90 F-35 nelle sue diverse varianti. Avrebbe potuto acquistare degli aerei europei, il Rafale per esempio, pienamente operativo o l’EuroFighter (che non lo è ancora). Sarebbe stato logico sostenere i propri partner immediati ed acquistare europeo.
Ma no!
Washington impone ai suoi “alleati” (dovremmo dire vassalli) di rifornirsi dalle industrie della Difesa degli Stati Uniti a scapito delle industrie nazionali.
Matteo Renzi e il suo governo sono stati anche costretti a comprare aerei F-35 statunitensi che … non sono operativi e di cui l’acquirente non sa nemmeno il prezzo (1).
Inoltre, secondo il generale statunitense Michael Hostage (2) l’F-35 è efficace solo se accompagnato da un F-22 Raptor, ma quest’ultimo non sarà venduto all’estero, compresi gli alleati degli Stati Uniti, tenuto conto della sua tecnologia di punta.
Bisogna sapere che l’F-35, sovrastimato e sopravvalutato, è alla fine incompleto e con un prezzo spropositato: il programma F-35 è d’altronde il più costoso al mondo. (Si legga a proposito l’eccellente dossier sull’ F-35 della rivista “Difesa e Sicurezza Internazionale” del mese di novembre 2014, alle pagine 95-103).
Si può legittimamente porre la questione di dove si trovi l’interesse profondo dell’Italia ad adottare un dispositivo così mediocre e costoso.
L’unica risposta plausibile è la sottomissione degli Stati membri della NATO al potere egemonico globale rappresentato dagli Stati Uniti.
Ancora una volta, il concetto della NATO della “Smart Defense” conduce alla sottomissione agli Stati Uniti. I suoi corollari sono la distruzione delle industrie nazionali di Difesa e la rovina geostrategica degli Stati europei.
Queste tendenze saranno aggravate dalla liberalizzazione totale dell’economia nel quadro del Grande Mercato Transatlantico (GMT o TTIP/TAFTA in inglese) – le industrie nazionali, già vulnerabili, subiranno i diktat degli Stati Uniti che non esiteranno un attimo a salvare le loro industrie a scapito di quelle europee – nello stesso modo in cui l’agricoltura messicana è stata sacrificata nel quadro dell’Accordo di libero scambio nord-americano (NAFTA) per salvare la produzione agricola estensiva degli Stati Uniti”.
Kuzmanovic conclude il suo articolo auspicando che, per evitare questo destino, la Francia si schieri contro il TTIP/TAFTA e “esca al più presto dalla NATO”.
Se per la Francia è legittimo nutrire ancora qualche speranza in tal senso – dove rimane ancor viva nel popolo, pur dopo i disastri rappresentati dalle politiche di Sarkozy e Hollande, una tradizione gaullista d’indipendenza e sovranità – non sembra questo il caso dell’Italia, anzi. La nostra nazione è da decenni totalmente occupata, assuefatta e prona alle pretese dei padroni statunitensi. E solo per pietà nostra, Kuzmanovic non ha affondato il dito nella piaga di questo vassallaggio indecente, criminale ed autolesionista della nostra nazione.
E allora dobbiamo ricordarlo noi, con amara tristezza e rabbia, quello che Kuzmanovic non ha voluto rimarcare ai suoi lettori francesi.
Ai nostri “cugini” francesi dobbiamo ammettere che l’Italia è uno stato vassallo che abdica regolarmente non solo ai propri interessi nazionali se si tratta di obbedire ai padroni di Washington – solo per ricordare i più recenti, il catastrofico bombardamento alla Giamahiria libica e le sanzioni alla Russia (con la conseguente perdita del gasdotto South Stream con tutto quello che ne consegue in termini economici e per la sicurezza energetica della nazione) – ma funge spesso e volentieri da cavallo di Troia statunitense ogniqualvolta sia necessario frenare le volontà sovraniste di certi paesi europei o di indirizzare l’Europa in senso atlantico (euro-atlantismo): così l’Italia, da Renzi a Napolitano, è in prima fila nel sostenere senza remore il trattato di libero scambio TTIP/TAFTA, così l’Italia piazza e appoggia uomini come Mario Draghi, l’incappucciato della finanza al servizio di Wall Sreett e della City, a capo della BCE, così l’Italia contrasta da anni i tentativi di creazione di un’industria della Difesa europea fuori dalle grinfie statunitensi preferendo rimanere sotto l’ombrello del Pentagono, così ad ogni guerra degli USA è sempre in prima fila (caso storico quello del 2003) per indebolire quelle resistenze sovraniste che ogni tanto emergono nei paesi della “Vecchia Europa”…
È probabile che Putin pensasse anche all’Italia quando ieri, nel suo discorso di fine anno davanti all’Assemblea Federale, ha ricordato come “i nostri amici americani, direttamente o da dietro le quinte, influenzano sempre le relazioni con i nostri vicini, a volte non si sa con chi parlare: con i governi di alcuni paesi o direttamente con i loro protettori americani (…) Per molti Paesi europei la sovranità e l’orgoglio nazionale sono concetti dimenticati e di lusso”.
In Italia regna uno scenario di vassallaggio strutturale, a 360°. Un potere soffocante ed enorme. Per ribaltarlo è quantomeno necessaria – per riprendere un esempio che ci ha insegnato la stessa Francia – una politica gaullista, che nella sua coerenza sovranista e nella sua forza (vedi per esempio la pratica della force de frappe) va ben oltre, sempre che non siano puri e semplici diversivi da “diversamente vassalli”, alle boutade di Beppe Grillo e ai maquillage di Matteo Salvini…
Michele Franceschelli
NOTE:
Articolo originariamente pubblicato sul giornale on-line 'Stato e Potenza'